Una domanda che mi sono posta mille volte in questi anni è : perché la nostra categoria impiega così tanto tempo ad essere riconosciuta in Italia?
Questa domanda credo meriti riflessioni e approfondimenti e quindi ho cercato qualche risposta nella mia esperienza personale e professionale durata tanti e tanti anni.
La prima riflessione riguarda proprio la nascita del nostro ruolo nello Studio che, in Italia ,e non solo, è stato molto casuale e legato al bisogno del momento.
Un rapporto privato e familiare, quello del “vieni a darmi una mano?” rivolto a mogli, sorelle, figlie di medici che spesso svolgevano il ruolo di odontoiatri sporadicamente visto che, in Italia, solo con gli anni 60 la professione odontoiatrica si attesta nel mondo medico come risposta alla domanda di cure alla popolazione.
Curare i denti ,negli anni precedenti, era stato un privilegio per pochi e il fatto di perderli, o di averli cariati e ammalati, un fatto del tutto normale e ritenuto di poca importanza.
I vecchi sdentati erano la normalità, e altrettanto quella di andare a togliere un dente malato dal barbiere o nel migliore dei casi dal dottore del paese.
Quindi, come dicevo, il ruolo dell’assistente arriva con il boom economico del 1960, che permette agli italiani i primi lussi :l’acquisto degli elettrodomestici che arrivavano sul mercato in quegli anni, simbolo di un modo di vivere che si affrancava dalla miseria .Il frigorifero e il televisore entravano nelle case degli italiani . La classe media si poteva permettere di curare meglio la propria persona e la propria bocca.
Qualcuno ricorderà Virna Lisi l’attrice che,con un sorriso smagliante, invitava a comperare un magico dentifricio; l’uso dello spazzolino da denti diviene in quegli anni l’abitudine quotidiana.
Non si deve dimenticare che l’Italia è reduce da due sanguinose e terribili guerre mondiali e fino a pochi anni prima la priorità veniva data al sopravvivere…..
La richiesta di cure e il progresso scientifico legato alla ricerca vede progredire questa branca medica con il conseguente interesse delle aziende di settore, che individuano materiali e tecnologie sempre più sofisticate permettendo nuovi sistemi di cura e protesizzazione degli elementi dentari.
Nuove frontiere come quella dell’ortodonzia e dell’implantologia non tardano ad arrivare. I sistemi di sterilizzazione evolvono rapidamente.
Il riunito si trasforma, l’odontoiatra non può più lavorare da solo, principalmente per due ragioni.
La prima è economica.
Ha sicuramente investito molto su uno studio nuovo e le sue attrezzature e deve lavorare molto e bene se vuol guadagnare. Lavorando con un aiutante si ottimizzano i tempi.
La seconda molto pratica è che non può più farcela a rispondere al telefono, prendere appuntamenti, comunicare con i suoi pazienti ha bisogno di un tramite. Il rapporto tra il dentista e il suo personale è molto particolare e, come abbiamo visto in precedenza, di carattere familiare e privato. La mancanza di una scuola di formazione per la nostra categoria , la convinzione da parte degli odontoiatri che la miglior formazione sia quella che eroga lui stesso, fa si che non si sappia bene nemmeno come chiamarci. Nascono appellativi come la signorina, la signorina di studio, la mia signorina….e via dicendo o semplicemente la ragazza, come, ricordo ero chiamata io stessa.
Questa professione è stata per moltissimi anni un’esclusività del mondo femminile per la sua propensione alla cura del prossimo, per il garbo dei modi e per l’immagine che ne ricava lo studio. Anche il rapporto donna subalterna e uomo capo non ha giovato alla categoria e al suo sviluppo professionale.
Lavorare per molte ore in uno spazio ristretto e giocoforza a contatto fisico molto ravvicinato (durante l’assistenza al paziente), produceva dinamiche umane che non sempre vanno a vantaggio di un sereno rapporto di lavoro. Spesso ci si accorda sul pagamento dello stipendio e sugli orari, chi con buone chi con peggiori condizioni ma sempre con contrattazioni molto personalistiche.
Negli anni 80 a Milano vengono avviati i primi corsi ANDI per Assistenti alla Poltrona ,le assistenti li frequentano per una scelta presa a discrezione del loro capo, la consapevolezza della necessità della formazione arriverà molti anni dopo . Tuttavia , ancora oggi, formazione e aggiornamento non sono ritenuti INDISPENSABILI da tutti gli addetti.
L’escalation della professione odontoiatrica è stata vissuta dagli odontoiatri attraverso le loro società scientifiche e le associazioni. Il coinvolgimento del loro personale non è stato ritenuto né opportuno né conveniente per molti anni e le sessioni dedicate alle assistenti sono state gestite in sordina e con la massima prudenza. Sempre più spesso, i corsi di comunicazione rivolti agli odontoiatri, al fine di ottimizzare i rapporti con i pazienti, coinvolgono il personale. L’odontoiatra ,abituato a gestire ogni settore del suo Studio ha accettato l’evoluzione del ruolo, suo e dei membri della sua equipe, a tutto profitto della professionalità e ,importantissimo, per rimanere sul mercato.
Ecco, dipendenti, questa è una parola che mi ha fatto molto riflettere perché, a prescindere dal suo significato più comune, per la nostra categoria ha rappresentato un modo di essere.
Una persona priva di prospettive e ambizioni precise e con una bassa scolarità, per le ragioni più disparate, impatta con un mondo assolutamente sconosciuto: uno studio dentistico.
Molto spesso questo mondo sconosciuto, però, si è rivelato interessante e pieno di prospettive di apprendimento impensate. L’amore e il vivo attaccamento per questo impiego che sembrava così lontano dai nostri pensieri e aspirazioni , sono stati una vera rivelazioni per tanti di noi. Ma troppo spesso la vita, gli impegni familiari, forse anche un po’ di pigrizia ha creato il fermo immagine di cui siamo ancora prigionieri.
Il solo fatto di imparare questo lavoro, fino a pochissimo tempo fa, senza protocolli precisi ,comuni a tutti gli Studi ma attraverso canoni personalizzati e modulati dal proprio datore di lavoro, ha fatto si che l’esperienza lavorativa ne fosse ampiamente influenzata.
Lo Studio e i suoi componenti diventano “il mondo” nel quale si vive moltissime ore della giornata e che può dare la sensazione di essere il “solo mondo” al quale si può appartenere, lavorativamente parlando.
Pochissime sono le occasioni di scambio e di dialogo con altri dipendenti di studi odontoiatrici e se ci sono servono alle lamentele e alle rimostranze.
Questo non ci ha fatto crescere né progredire.
Questo è quello che avviene ancora oggi ,attraverso i social.
La categoria, ha urgente bisogno di prendere coscienza di sé.
Basta lamentele sterili ,dialoghi futili, pensare che ci si mette d’accordo con il proprio dentista e quando sta bene a lui sta bene anche a noi. Questa è la vera dipendenza intellettuale della quale dovremmo, a mio parere, prendere coscienza.
Il nostro progresso dipende soltanto da noi perché nessuno verrà a porgercelo su un piatto d’argento, come nulla nella vita.
Progredire significa acquisire rispetto per il nostro ruolo e per la sua reale importanza.
Forse è il caso di ottimizzare le energie, senza sprecarle nelle piccole diatribe quotidiane con superiori e colleghi ma prendere consapevolezza di quanto l’istruzione e l’aggiornamento siano l’unica chiave che porta al rispetto per noi stessi e per il riconoscimento che ci è dovuto dalla società.
Paola Barbera Socio Fondatore